Nel sito di Lova, presso le lagune a sud-est di Padova, indagini risalenti agli ultimi decenni del secolo scorso e tra 2010 e 2012 hanno evidenziato la presenza di un complesso architettonico di epoca romana definito dagli scopritori come santuario; tale definizione prendeva spunto dalla presenza di alcuni oggetti votivi di tipologia veneta, ma probabilmente di cronologia riferibile all'epoca della romanizzazione. L'interesse per tale sito deriva da tre ragioni: la prima perché in esso si identifica la stazione di Mino Meduaco riportata nella Tabula Peutingeriana lungo la via Popillia (che correva tra Rimini, Ravenna e Altino); la seconda perché tale stazione, come la vicina Maio Meduaco, è in relazione a quel Meduacus che è il fiume che passa in mezzo (flumen oppidi medium, come lo definisce Livio) alla città di Patavium. Una terza motivazione sta nel fatto che la planimetria del complesso, evidenziata dagli scavi e dalle prospezioni geofisiche, sembra rapportabile a un impianto molto somigliante a quelli forensi.
Si è quindi indagato sulla funzionalità che una simile planimetria, che sembra presupporre una destinazione prevalentemente civile e solo in parte cultuale, poteva avere nel contesto di un sistema portuale legato da una parte a una navigazione endolagunare e paracostiera nell'Alto Adriatico, dall'altra ai terminali economici e commerciali di Padova, posti allo sbocco dei due rami principali del suo fiume. Particolarmente importante è sembrata la possibile corrispondenza con quegli insediamenti che le fonti definiscono fora e che etiam locis privatis et in viis et agris fieri solet.
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